Un viaggio alle origini del Black Friday, dalle teorie sul nome ai dati economici fino alle radici antropologiche.
Il Black Friday e le altre vendite speciali che precedono il periodo delle feste di fine anno sono ormai riuscite a rivoluzionare le abitudini di acquisto di tutto il mondo, e di tutti i settori merceologici. Anche noi di 4Graph abbiamo lanciato una campagna di sconti sui nostri prodotti di stampa online, declinandola sulle giure di animali normalmente considerati testardi, sfortunati, inferiori che invece trovano la loro rivincita in un giorno dedicato al nero.
In questo post, però, non vogliamo parlarvi di noi, ma proprio del Black Friday analizzando il fenomeno da punti di vista differenti. Il primo è quello legato al naming. Stanno girando molte, fantasiose teorie sulle origini del nome Black Friday: c’è chi lo vuole legato al giorno della settimana in cui i mercanti di schiavi vendevano sottocosto gli esseri umani, chi lo ritiene ispirato a un crollo del prezzo dell’oro avvenuto nel 1869 e che ha avuto effetti negativi sull’economia per un bel po’, chi ancora lo pensa legato al momento dell’anno in cui i proprietari, dopo aver passato mesi “in rosso” riuscivano ad andare finalmente “in nero” con i conti di entrate e uscite.
L’ipotesi più probabile però è quella che lo vuole legato all’espressione con cui i poliziotti di Philadelphia iniziarono dal 1966 a indicare proprio il primo venerdì dopo Thanksgiving, quando la gente approfittava del “ponte” per affollare le strade per gli acquisti, generando un traffico che in Italia avremmo chiamato “da bollino nero”.
Ora però il traffico generato è principalmente quello sui siti di e-commerce, e non crediate che sia Amazon il più visitato del mondo: a precederlo è l’e-commerce cinese Alibaba, che da alcune anni apre il periodo delle vendite speciali l’11 novembre con il suo “Singles Day”. Dedicato al numero sempre maggiore di utenti non sposati che caratterizzano il mercato cinese, ben rappresentati dai quattro uno contenuti nella data scelta per celebrarli, il Singles Day supera il Black Friday anche da un punto di vista economico: nel 2019 ha totalizzato oltre 38 miliardi di dollari di vendite, non più solo in Cina fra l’altro, e nel 2018 il giro d’affari che ha generato è stato il doppio di quello cerato da Black Friday e Cyber Monday insieme. Un apprezzamento che va al di là di ogni ragione ideologica: al contrario di quanto succede con Halloween, per esempio, nessuno pare lamentarsi di questa abitudine che come la festa delle streghe è importata dagli Stati Uniti, ma non si stratta soltanto di pura convenienza economica ma di più profonde radici antropologiche.
Nel suo libro “The Four” dedicato ai giganti dell’economia digitale, Scott Galloway ricorda come le modalità di acquisto che spingono i consumatori siano ancora in qualche modo legate alle componenti ancestrali della personalità, nate quando eravamo “cacciatori e raccoglitori”. Così, se le donne sono più attente a comparare le differenti proposte come anticamente facevano scegliendo i frutti maturi dagli alberi, gli uomini tendono più ad approfittare delle occasioni che si trovano davanti con la velocità con cui scoccavano la freccia contro una preda. Entrambi, poi, tendono ad accumulare riserve per quello che geneticamente è ancora registrato come il periodo più difficile dell’anno, l’inverno. Si faceva lo stesso anche nella cultura contadina quando il giorno di San Martino, 11 novembre proprio lo stesso giorno del Singles Day, segnava la fine del raccolto e la spillatura del vino novello come un momento di festa, analogo alla festa del Ringraziamento degli Stati Uniti. Insomma, quando una tradizione attecchisce non lo fa solo per motivi economici, anche se l’idea di risparmiare sui regali di Natale fa sempre comodo a tutti.