Graphic Icons

Graphic Icons: le nuvolette dei fumetti.

Ci sono segni grafici che con il passare del tempo diventano delle vere e proprie “Graphic Icons”: è il caso delle “nuvolette” dei fumetti, che i tecnici chiamano “balloons”.

Segni grafici che col tempo sono usciti dalle pagine dei comics per entrare di prepotenza nell’immaginario collettivo attraverso l’arte, la televisione, il cinema e i social media.

GRAPHIC ICONS: GLI ANTENATI DELLE NUVOLETTE
In principio erano i cartigli, detti anche “filatteri”. In questi spazi i pittori dei quadri e degli affreschi medioevali, che venivano chiamati “Biblia Pauperum” cioè la Bibbia dei poveri, mettevano le parole salienti pronunciate dai protagonisti delle storie raccontate. Se questi sono stati i primi “balloon”, bisogna dire che il primo fumetto ufficiale della storia ha iniziato le sue pubblicazioni senza nemmeno una nuvoletta. Yellow Kid, il protagonista parlava infatti attraverso le parole stampate sulla sua lunga camicia da notte e ha adottato solo successivamente il segno grafico utilizzato da una “comic Strip”, allora si chiamavano così, concorrente: “The Katzenjammer Kids”, in italiano Bibì e Bibò. Sono stati i primi a utilizzare quei “fumetti” che in italiano hanno poi dato il nome a tutte le opere di questo genere.

GRAPHIC ICONS: IL LINGUAGGIO DELLE NUVOLETTE
Ben presto i “balloons” hanno sviluppato una grammatica tutta loro: quelli quadrati hanno iniziato a identificare frasi descrittive, quelli con un contorno a bollicine sono state riservate ai pensieri, quelle con contorno frastagliato a frasi urlate o a rumori onomatopeici. Quando poi in una singola vignetta sono presenti due o più baloons, anche il loro rapporto è regolato da gerarchie ormai stabili. Almeno nei fumetti occidentali, la lettura va da sinistra a destra, dall’alto in basso e, se le nuvolette sono sovrapposte, la prima da leggere è quella più in avanti. Ma il linguaggio dei fumetti è ormai così radicato nella nostra cultura che leggerli in modo corretto è intuitivo per tutti

GRAPHIC ICONS: LE NUVOLETTE DA ROY LICHTENSTEIN A UMBERTO ECO
Il successo dei personaggi di Walt Disney, di super eroi come Batman e Superman, di Dick Tracy e di altri “Eroi di Cartone” hanno fatto del fumetto, già a partire dagli anni ’30, un vero e proprio mezzo di comunicazione di massa. Un tipo di letteratura “pop” che inevitabilmente ha attirato l’attenzione di chi cercava di dare nuove forme e nuovi colori alla ricerca artistica. Così un genio come Roy Lichtenstein si è appropriato delle “nuvolette” e fin dal 1961 ne ha fatto una delle cifre della sua arte, insieme all’esasperazione del retino tipografico che caratterizzava la stampa degli albi a fumetti. In Italia, pochi anni dopo, fa scandalo negli ambienti universitari il fatto che un serio professore di semiotica come Umberto Eco dedicasse al fumetto uno dei saggi del suo libro “Diario Minimo”.

GRAPHIC ICONS: LE NUVOLE IN TV.
Marvel, DC Comics, 300, Sin City, The Walking Dead…ormai i film e le serie TV tratte dai fumetti sono all’ordine del giorno. La prima serie TV a utilizzare in modo sistematico i balloons, però è stata l’inimitabile “Batman” interpretata da Adam West, in cui durante i combattimenti accanto ai protagonisti apparivano proprio le nuvolette seghettate con le scritte onomatopeiche “Bang” “Pow” “Kapow” che sottolineavano in modo ironico la potenza pop degli attacchi del dinamico duo Batman e Robin. In italia, invece, è proprio un’onomatopea a dare il nome a una fortunata serie che traduce in modo televisivo il linguaggio dei fumetti, nuvolette comprese: si tratta di GULP – Fumetti in Tivù che a partire dal 1977 ha fatto conoscere al grande pubblico autori come Hugo Pratt e Bonvi.

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