Il Museo del Marchio Italiano ha aperto i suoi battenti il 29 marzo scorso, e ha già ricevuto più di 2000 visite. Siamo capitati sulle pagine di questo bel sito qualche tempo fa, dopo aver letto un articolo su Repubblica, in cui si parlava di questa interessante iniziativa promossa da 4 professionisti campani. Ed è proprio ad uno di loro, Raffaele Fontanella, che abbiamo rivolto qualche domanda circa la nascita e l’evoluzione di un Museo destinato a far parlare di sé.
D. Grazie per aver trovato il tempo di rispondere alle nostre domande. Molte curiosità circa la nascita di questo progetto le possiamo trovare sul vostro sito. A noi, piacerebbe innanzi tutto sapere qualche numero: quante visite ha ricevuto il Museo, dalla sua apertura?
Abbiamo superato le 2.000 visite in 2 mesi. Il team di base, formato da Raffaele Fontanella, Maurizio Di Somma, Marcello Cesar (R&MAG Partners) e da Francesco Ruta (un giovane web designer), tiene costantemente sotto controllo la quantità e, soprattutto, la qualità dalle visite in modo da programmare comunicazione mirate; il nostro target è indifferenziato perché questi approfondimenti interessano tutti trasversalmente ma se dovessimo scegliere un interlocutore, sceglieremmo l’Università o gli Istituti di Cultura. Per quanto riguarda il sito web, in particolare, l’idea era quella di puntare su qualcosa di semplice, chiaro e accessibile. Mirando ad un target di utenti molto variegato, abbiamo optato per una struttura “vecchio stile”, classica, minimalista e senza tanti fronzoli; ciò anche per evocare, appunto, l’idea del museo nel quale le opere sono la parte più importante, quella d’interesse, basandoci su un layout che non richiede particolari tipi di hardware per essere visualizzato correttamente. I contenuti sono strutturati in maniera logica ed intuitiva; la veste grafica è incentrata sull’utilizzo di colori molto contrastati quali nero, bianco e arancione. Stiamo inoltre monitorando costantemente anche la parte di indicizzazione su Google e al momento i risultati sono soddisfacenti visto che le ricerche, secondo alcune parole chiave, ci collocano tra i primi risultati.
D.Visitatori virtuali che potrebbero ben presto diventare reali…avete già in programma qualche mostra? (ricordiamo che sul sito è ben spiegato in cosa consiste e come organizzarla).
Sì, il prossimo appuntamento sarà in autunno a Torino; stiamo lavorando per portare all’Expò 2015 di Milano questo autorevole contributo del made in Italy. In quei giorni a Milano ci sarà il mondo intero e quindi una bella vetrina per il nostro graphic design.
D. Pensi che in questo periodo storico ci sia bisogno di rafforzare l’immagine dell’Italia, anche attraverso la valorizzazione dei suoi marchi storici?
Dal 2003, anno della pubblicazione del libro “Come cambiano i marchi” (edito da Ikon Editrice di Milano), abbiamo promosso diffusamente l’esigenza del recupero della storia della propria comunicazione aziendale. Oggigiorno tantissime sono le aziende, anche medio-piccole, che nel proprio sito web presentano una sezione dedicata alla propria storia e, in particolare, al restyling nel tempo del proprio marchio o della propria comunicazione pubblicitaria. E’ un buon segno. Perché? Perché l’esercizio della memoria restituisce vita ai sacrifici e alle scelte aziendali che altrimenti andrebbero dispersi. Un passato storico, documentato e ricco di successi, se lo può permettere solo chi ce l’ha; e risulta necessario valorizzarlo in quanto diviene un vantaggio competitivo da spendere nella competizione globale.
D. Ultimamente, molti committenti di rilievo promuovono bandi per la creazioni di logotipi e marchi aziendali (anche di una certa rilevanza) utilizzando sistemi di crowdfunding sulla rete. Tu cosa ne pensi? Può essere anche questa una strada per dare possibilità a tutti o si svalorizza il lavoro di progettista?
Anche se noi abbiamo vinto diversi concorsi nazionali (Polo Universitario Grossetano, Federazione Italiana Dama, Palio dl’Urmon), crediamo che la metodologia usata con i sistemi di crowdfunding non sia quella giusta; in tal modo si rischia di ricevere proposte da principianti e da inesperti che svalorizzano il lavoro del progettista. Ricordo che già per il concorso del marchio “Italia 90”, aperto a tutti, rimanemmo esterrefatti per alcune proposte fatte sul foglio a quadretti da alunni dodicenni. Per la nostra Italia sopravvive ancora il malinteso di fondo tra il progetto e il bel disegno, tra il progetto e l’arte; non c’è da stupirsi se ancora oggi il marchio è disegnato dall’amico pittore o dalla nipotina brava nel chiaroscuro. Pensiamo che un concorso debba essere svolto in due fasi: nella prima un’autorevole commissione deve operare scremature di massima e, nella seconda, deve selezionare la scelta finale.
D.Nella vostra analisi, avete identificato tre periodi storici per i marchi (link al sito in cui si parla di questo). Quale credi sarà l’evoluzione futura?
Non penso sia difficile pensare che si va verso una essenzializzazione generale; in altre parole, è quello che stanno facendo alcune multinazionali molto conosciute che affidano la loro comunicazione al solo segno grafico senza il logotìpo, così come Nike, Shell, Volkswagen o Apple. E’ una scelta ardua ma è consentita quando la visibilità è sconfinata e quindi il fruitore, in una sineddoche visuale, vede la conchiglia ma legge nella sua mente anche il nome Shell. Anzi nella sua mente la conchiglia è sinonimo di Shell; quindi non c’è bisogno di scriverlo.
D. Un’ultima domanda: questo Museo virtuale è un vero tuffo nella memoria. Avete un marchio al quale siete particolarmente affezionati e perché?
Forse siamo affezionati a tutti i marchi perché ogni restyling ha una peculiarità distinta dagli altri; alcuni marchi si sono modificati per esigenze fisiologiche, altri per nuovi assetti societari, altri ancora per fattori esogeni. Crediamo che per i “non addetti ai lavori” questo Museo interessi tanto, forse perchè, per tutti, gli anni della gioventù sono memorabili; i primi ricordi, chiari e sussistenti, sono legati alla scuola e alle attività collaterali come lo sport o la musica. Ebbene nell’immaginario collettivo tutti ricordano i motorini, i gelati, le lavatrici e gli spumanti per i primi compleanni!