La storia del segnalibro è inevitabilmente connessa alla storia del libro stesso, anche se possiamo immaginare che in tempi antichi sicuramente siano stati utilizzati dei metodi per contrassegnare (ad esempio) papiri lunghi 40 metri. Alcuni segnalibri rinvenuti in epoca medioevale nelle biblioteche dei monasteri erano realizzati con carta velina o pelle, riutilizzando in qualche modo i materiali usati per realizzare i libri stessi ma il vero e proprio esordio del segnalibro è segnalato nel 1584, quando il tipografo Cristopher Baker presentò alla Regina Elisabetta I un segnalibro realizzato in seta, fissato alla rilegatura del libro. In realtà però, dobbiamo segnalare che l’opera che viene considerata già dal 1566 il simbolo di questo strumento per la lettura è il celebre dipinto “Il bibliotecario” di Giuseppe Arcimboldi.
In epoca Vittoriana, in cui il ricamo e il cucito venivano insegnati alle donne già in giovane età, erano molto popolari segnalibri realizzati con pezzi di nastri ricamati a mano, cuciti insieme a piccoli acquerelli.
In seguito, cominciano ad apparire i primi segnalibro pubblicitari: chi non si ricorda le famose figurine Liebig? I primi stampati risalgono al 1880 e, sempre in quegli anni, in Inghilterra, sono stati prodotti segnalibri in tutte le forme e dimensioni e in diversi materiali come oro, ottone, bronzo, rame, celluloide, peltro, madreperla, cuoio e avorio, molti dei quali a forma di coltelli o spade perché al volgere del secolo molte pagine nei libri non erano completamente separati e quindi venivano utilizzati come tagliacarte.
In Italia, è stato inizialmente determinante l’influenza dello stile Liberty: per questo nei segnalibro venivano riprese eleganti figure femminili in atteggiamento fatale disegnate da artisti famosi, come ad esempio Alphonse Mucha.
In seguito, nel primo trentennio del 1900, le ditte utilizzano segnalibro illustrati per reclamizzare i loro prodotti di cancelleria, dolci, bevande, profumi, sigarette, liquori e medicinali avvalendosi dell’opera di famosi illustratori dell’epoca come Seneca, Vincent, Scorzon, Fisa.
Naturalmente, durante il ventennio fascista, vengono prodotti segnalibri per la propaganda di regime, con illustrazioni commemorative, e nel periodo immediatamente successivo si cominciano ad utilizzare anche materiali diversi dalla carta come celluloide, bachelite, plastica, metallo, argento e si introduce anche in Italia l’utilizzo del segnalibro come tagliacarte, lente d’ingrandimento e righello.
Ai giorni nostri, il segnalibro è spesso usato come veicolo pubblicitario per libri, prodotti, manifestazioni, mostre. Ma è anche vero che molti lettori usano segnare le pagine con carte da gioco, biglietti del treno, etichette degli abiti. Nel tentativo, probabilmente, di personalizzare un oggetto che, oltre ad avere un’utilità oggettiva, continua ad esercitare ancora un grande fascino sugli amanti della lettura.