Le copertine di Reid Miles per la Blue Note

NOTE DI COPERTINA: UN BREVE VIAGGIO NEL JAZZ, CON I LAVORI DI REID MILES PER I DISCHI DELLA COLLANA BLUE NOTE.

Il 30 aprile, giornata mondiale del jazz, ci siamo presi il tempo di fare un giro fra le copertine più belle realizzate per la storica collana newyorkese, riscoprendo un talento grafico eccezionale.

È dal 2011 che, su iniziativa di Quincy Jones, l’ONU ha stabilito il 30 aprile come giornata mondiale del Jazz. Così ci siamo presi un po’ di tempo per girovagare fra le copertine di quella che, molto probabilmente, è la più sofisticata fra le etichette dedicate alla musica che ha rivoluzionato il ventesimo secolo. Stiamo parlando della Blue Note, la casa discografica fondata nel 1939 da Alfred Lion e Francis Wolff che hanno dato spazio sui loro dischi ad artisti immortali come Thelonius Monk, Dizzy Gillespie, Art Blakey e Miles Davis, solo per citarne alcuni.

Una fra le scoperte più grandi di questi discografici di talento, però, è stato un graphic designer che ha contribuito a dare una precisa brand identity alla Blue Note: Reid Miles, chiamato nel 1955 a disegnare le copertine degli album a 33 giri che l’etichetta stava iniziando a pubblicare. Fra Reid Miles, che aveva iniziato a lavorare per la rivista Esquire, e il jazz della Blue Note si stabilì subito un’intesa degna delle migliori Jam session: i caratteri che sceglieva per le copertine, le composizioni tipografiche con cui li esaltava, le foto che scattava dialogavano e “swingavano” con le note dei vinili che erano chiamati a illustrare.

Lo stile di Reid Miles nell’uso della tipografia, infatti, era molto simile a quello che i musicisti jazz utilizzavano nelle loro improvvisazioni: ogni elemento veniva rivitalizzato, evidenziato, sottolineato accostato ad altri in modo insolito e creativo. Centinaia di punti esclamativi hanno punteggiato la copertina di It’s Time, i tasti neri di un pianoforte si sono scomposti per quella di Speakin’, mentre gli stessi rettangoli neri suggerivano i tasti che si abbassavano mentre Freddie Hubbard suonava la tromba su Hub-Tones…Hanno fatto la storia anche i suoi trattamenti cromatici delle foto, spesso scattate proprio da lui durante le sessioni di registrazione degli album, e che nel tempo sono diventati un vero e proprio marchio di fabbrica per la Blue Note. Uno fra tutti, quello realizzato per la copertina di Blue Train, di John Coltrane.

Un lavoro di altissimo livello artistico: basta spostare un minimo particolare dal design di queste copertine perché perdano tutto il loro precario e affascinante equilibrio, ma anche contrassegnato da uno studio concettuale rigoroso della materia che si trovava ad affrontare. Perché non è vero che un graphic designer debba per forza lavorare sempre su argomenti che sente sulle proprie corde: Reid Miles non amava il jazz, anzi la leggenda vuole che spesso abbia barattato gli album che gli venivano regalati come archivio dei lavori fatti per la Blue Note con registrazioni di musica classica.

Sei interessato alla grafica?

Non perdere informazioni e opportunità preziose: ti teniamo aggiornato noi.

Menu