carta stampata

LA RIVINCITA DELLA CARTA STAMPATA.

Dopo anni in cui era stata data per spacciata, la carta stampata sta dando segnali di ripresa tanto nelle abitudini dei consumatori, quanto nelle strategie delle aziende non soltanto editoriali.

Quando nel 1910 Associated Press diede la triste notizia della scomparsa di Mark Twain, il giorno dopo ricevette alle Bermuda il seguente telegramma: “Spiacente di deludervi, ma la notizia della mia morte è grossolanamente esagerata – Mark Twain.” La stessa cosa pare stia succedendo alla carta stampata, cui periodicamente per anni è stato suonato il De Profundis e che sembrava avrebbe dovuto essere resa obsoleta dagli e-book, dai giornali online e dai mezzi di informazione online in genere.

Sembra invece che, in questi ultimi mesi, da più parte si stia celebrando proprio la rivincita dei libri e dei magazine “reali” rispetto a quelli digitali. Secondo i più recenti dati ISTAT, per quanto riguarda i libri nel 2017 sono stati pubblicati il 9,3% di titoli in più rispetto all’anno precedente, e le copie stampate sono cresciute del 14,5%.

Lo stesso pare stia accadendo anche per i magazine e i cataloghi aziendali, almeno stando alle dichiarazioni di Stefano Gabbana che ha dichiarato a Vogue che “Mentre tutti sono sugli smartphone, tornare ai magazine di carta può sembrare un lusso, ma si tratta di strumenti che offrono un punto di vista unico, studiato e curato nel tempo”. La dichiarazione, fatta dopo il grande flop della comunicazione online per la sfilata in Cina del brand D&G, non è comunque isolata nel mondo della moda, dell’industria e della comunicazione in genere.

La rivista Art Tribune, uscita di recente con il numero speciale dedicato alla Biennale Di Venezia 2019, fa della sua presenza nelle edicole un punto di forza sia strategico, sia concettuale. In un articolo dello scorso mese di Aprile, il direttore Massimiliano Tonelli ha chiosato l’intervista di Stefano Gabbana dichiarando che la carta stampata riesce a dare una magia e un punto di vista unico, nel quale agiscono i temi della cura artigianale e del tempo.

Valori che le aziende sentono diventare molto importanti, racconta in un altro articolo Il Sole 24Ore , nell’era in cui il pubblico preferisce venire a conoscenza della marca attraverso strumenti non prettamente pubblicitari, ma capaci di raccontare storie che sappiano attrarre il pubblico con la qualità dei contenuti e del modo in cui vengono veicolati.

È così che sempre di più negli uffici di comunicazione delle grandi aziende, accanto alle riunioni per stabilire il calendario editoriale dei social media, si torna a sentir parlare di tipologie di carta, di grammature, di plastificazione, di rilegature. Il merito di questo successo, molto probabilmente, è dovuto al fatto che le informazioni ricevute da strumenti realizzati con la carta stampata sono in grado di trasferire sui contenuti che veicolano un valore tangibile, fatto appunto di carta, di inchiostri, di accorgimenti tipografici che ancora il digitale non riesce a restituire.

In fondo, come scriveva Miguel Cervantes, “E’ cosa evidente che non val ciò che poco costa o niente”, citazione che abbiamo preso dal bell’articolo di Viola Barbieri su “Gli Stati Generali”, un progetto online di giornalismo indipendente che ha il grande pregio di provare a replicare sulla rete la qualità che dovrebbero avere i quotidiani in edicola, troppo spesso impegnati a rincorrere le fake news lanciate dai social media.

Perché se la carta stampata può incrementare la qualità percepita delle notizie che pubblica, alla fine è la cura nella realizzazione dei contenuti quella che dà il vero valore a una comunicazione.

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