Approfondiamo il processo di controllo del file prima della stampa finale, definito come processo di “Preflight”. È un passaggio critico, in quanto coinvolge sia l’aspetto contenutistico del prodotto , che tutti gli aspetti tecnici della stampa finale.
Effettuare stampa di prova, ovviamente è necessario, ma spesso non è possibbile determinare con certezza la corrispondenza cromatica con la stampa tipografica finale. Comunque si può facilitare il lavoro utilizzando un check list finalizzata ad evitare i problemi più comuni:
1. Profilo colore: fare in modo che la corrispondenza dei colori di progetto siano rispettati in stampa tipografica.
2. Colori a tinta piatta non convertiti in quadricromia, o viceversa
3. Font: visualizzazione scorretta, o addirittura assenti.
4. Sfumature scalettate a fascia (banding)
5. Abbondanze e rifili incorretti
6. Linee troppo sottili
7. Immagini non convertite
8. Impostazioni di esportazione del pdf scorrette
L’utilizzo dell’eportazione dei file in Acrobat Pdf può ovviare alla maggior parte dei problemi elencati, sempre che si utilizzino le impostazioni giuste. Le variabili sono più controllabili e dal momento che in teoria il sistema visualizza (quasi sempre…) i documenti allo stesso modo di come li stampa, in prestampa il lavoro è semplificato.
Partiamo con una serie di approfondimenti che possano contribuire a migliorare la qualità del prodotto finale e minimizzare il rischio di incidenti di percorso.
Il colore: utilizzare i profili colore.
I profili ICC – Prima parte
Chi opera nel settore della grafica e della stampa si trova inevitabilmente ad affrontare l’importante questione della gestione del colore, per cercare i metodi che consentano l’identificazione delle tonalità a livello internazionale e ne favoriscano la corrispondenza in produzione. Da qualche decennio l’evoluzione tecnologica ha radicalmente trasformato le metodologie di stampa del colore, introducendo sistemi apparentemente più semplici ed automatici nella gestione delle produzioni, grazie anche all’abbattimento dei costi dell’hardware utilizzato sia in fase di progettazione che in quella di prestampa. Malgrado ciò, i problemi connessi alla corrispondenza cromatica e alla calibrazione delle periferiche in funzione della stampa tipografica, ancora oggi rappresentano un ostacolo per moltissimi utenti, anche se esperti, i quali si sentono disorientati dalle diverse tecnologie disponibili che richiedono differenti modalità di progettazione a seconda delle caratteristiche specifiche.
Il colore è direttamente dipendente dalla luce, cambia a seconda dell’ambiente e del dispositivo, rendendo il processo di sincronizzazione molto complesso.
L’utilizzo di perferiche di qualità almeno discreta è naturalmente essenziale perchè il risultato finale sia apprezzabile. Spesso monitor di fascia bassa non riescono a distinguere densità cromatiche nell’ordine del 5/10% di grandezza (cioè in particolari condizioni non riconoscono un retino fino alla misura del 10%); è ovvio che la calibrazione di un sistema basato su una periferica di questo tipo è assolutamente inutile.
La gestione digitale del colore è il trattamento delle immagini digitali che consente di mantenere il loro colore su qualunque periferica (monitor, stampante, macchina da stampa).
I profili ICC
I profili ICC (International Color Consortium) descrivono gli attributi cromatici di un dispositivo definendo una relazione tra una sorgente ed un obiettivo o spazio colore. Questo può essere sia uno spazio colore LAB (spazio colore che prende in considerazione la luminosità ed alcuni parametri matematici; include tutti i colori percepibili, perciò include completamente gli spazi colore RGB e CMYK ed è indipendente dal dispositivo che li rappresenta), che CIE XYZ (è uno dei primi spazi colori definito matematicamente creato dalla Commissione internazionale sull’illuminazione (CIE) nel 1931. I loro risultati sperimentali furono combinati nelle specifiche dello spazio di colore CIE RGB, dal quale CIE XYZ fu derivato). La mappatura può essere effettuata tramite tavole, alle quali viene applicata una forma di interpolazione, oppure attraverso una serie di parametri di trasformazione.
Lo scopo è quello di definire un sistema che garantisca la migliore riproduzione possibile del colore su qualunque periferica. È una tabella che descrive lo spazio cromatico riproducibile da una periferica (scanner-monitor-stampante/stampa a colori) in rapporto allo spazio cromatico necessario per effettuare la riproduzione stessa.
Questa misurazione prende in considerazione principalmente tre variabili:
Gamut (quantità di colori che un dispositivo può riprodurre, in funzione anche del supporto su cui viene stampato);
Gamma dinamica (il range di densità cromatica e del bianco e nero che la periferica riesce a raggiugere, in funzione anche della teconologia impiegata);
Riproduzione tonale (la curva di riproduzione tonale dei monitor (gamma) e nelle stampanti (dot gain)
Al fini quindi di garantire un controllo lineare nel tempo della gestione del colore, viene utilizzato un sistema standardizzato, composto da uno o più software in grado di fornire caratteristiche univoche a tutte le periferiche coinvolte nel processo di lavorazione: il CMS (Color Management System).
Il sistema CMS si basa su 4 componenti:
PCS (profile connection space): il modello matematico che definisce il colore;
Profilo colore: il rapporto cromatico tra dispositivi RGB di natura additiva e CMYK sottrativi, che identifica i corrispondenti valori da assegnare, all’interno del modello colore che è stato applicato (PCS);
CMM (color management module): un sistema di calcolo che consente la conversione dei dati colorimetrici tra i vari Profili;
Intenti di Rendering: sono le 4 modalità che definiscono il trattamento dei colori non riproducibili (fuori gamma) della periferica presa in considerazione attivi in fase di conversione.
Quando il colore cade al di fuori dello spazio di stampa, cioè della totalità dei colori che possono essere riprodotti, non verrà riprodotto e, se i colori eliminati sono molti, il risultato sarà appiattito, cioè mancherà dei mezzi toni originali. Gli intenti di rendering, derscrivono una modalità di riproduzione dei colori che sono lasciati fuori dallo spazio colore di stampa, cioè indicano al sistema una diversa gestione del rapporto tra i vari colori, utilizzando le regole della percezione visiva; infatti un’immagine riprodotta sembra molto simile all’originale in funzione alla relazione di insieme dei colori che la compongono, piuttosto che rispetto al numero dei colori originali stessi: in definitiva indicano come gestire le relazioni tra i colori.
Sono presi in considerazione 4 modalità:
– Percettivo;
– Colorimetrico Assoluto;
– Colorimetrico Relativo;
– Saturazione.
La modalità Percettiva comprime i colori presenti nello spazio colore originario in modo da adattarsi a quello più piccolo di destinazione, sia nel caso di stampa che di rappresentazione a monitor, in maniera da mantenere le relazioni tra i colori. In questo modo la percezione generale dell’immagine resta invariata, anche se non esiste un controllo preciso sui colori fuori gamma, che in alcuni casi potrebbero anche variere significativamente rispetto a quelli di riferimento originale.
Colorimetrico assoluto riproduce i colori nel loro gamma originale escludendo tutti gli altri. Questo altera saturazione e luminosità, cambiando appunto la relazione tra i colori originali. Il risultato è una stampa con aree piatte e toni solarizzati.
Colorimetrico relativo utilizza le stesse modalità del metodo assoluto, ma uniforma il punto di bianco dell’immagine originaria quello dell’immagine di destinazione. Ciò consnete di mantenere le relazioni relative dei colori, pur non essendo gli stessi ma alterando saturazione e luminosità, mentre quelli fuori gamma sono riprodotti con il colore più simile riproducibile. Questo altera saturazione e luminosità; ogni colore al di fuori del gamut viene reso come un colore “di confine”.
Saturazione converte i colori originari in colori saturi identici nello spazio destinazione. Non prende in considerazione i valori di tonalità e luminosità, perciò se ne consigli al’utilizzo con immagini grafiche a tinte piatte.
Il CMS
Il compito di un sistema CMS è quello di rappresentare i colori espressi in modalità RGB e CMYK
mantenendone i valori inalterati nel passaggio tra i vari dispositivi.
Il sistema assegna un specifico valore RGB e CMYK univoco, ed è in grado di modificarne i valori numerici, RGB o CMYK, per poter riprodurre sempre il medesimo colore su dispositivi diversi.
I profili quindi garantiscono risultati stabili e ripetibili nel tempo, di ottimizzare gamut e gamma dinamica ottimali, avvicinarsi quanto più possibile al riferimento stampato modificando o eventualmente riprofilando i valori.
Ad esempio in una simulazione di processo, una immagine RGB dotata di un preciso Profilo Sorgente, viene ridefinita in uno Spazio colore standard (PCS) tramite un nuovo Profilo Destinazione CMYK. Questo processo è in estema sintesi il Processo di Trasformazione del colore.
Quindi i profili sorgente e destinazione indicano rispettivamente il profilo da cui si parte e lo spazio colore finale a cui si ultima il processo.
I profili saranno quindi identificabili come di:
Input: immagine digitale originale
Visualizzazione: monitor
Output: stampante o macchina tipografica
Nella prossima puntata approfondiremo le definizioni specifiche e le tecniche di individuazione dei corretti profili di Input e di Output.