Intervista a Stefano Meneghetti su un progetto che integra stampa e musica nel segno dell’architettura.
Conosciamo Stefano Meneghetti da anni, da quando nella sua vita di fondatore di un’agenzia di comunicazione e graphic design a Treviso, è stato l’anima di un progetto di qualità e dalla visione molto ampia e ancora oggi di strettissima attualità. Il progetto si chiamava Natural Recall ed era riuscito a coinvolgere illustratori di fama da ogni parte del mondo nella descrizione del loro rapporto con le piante, trasformando poi i loro lavori in un libro, un calendario e una mostra itinerante che ha avuto il suo battesimo nella serra dei giardini della Biennale di Venezia nel 2014.
Oggi, dopo un lungo lavoro di preparazione, Stefano pubblica un progetto altrettanto interessante, sia per il contenuto sia per i mezzi utilizzati per declinarlo, e 4Graph ha deciso di sostenerlo con una partnership: Cité Radieuse, ispirato all’opera e alla figura di Le Corbusier. Un progetto che prevede un libro stampato da 4Graph e, soprattutto, un album di musica originale.
Partiamo da Frank Zappa, che diceva “parlare di musica è come ballare di architettura”… il tuo progetto sembra mettere in discussione questa sua famosa frase.
A volte anche i grandi sbagliano. La musica è una questione di proporzioni, di rapporti, quindi molto simile all’architettura. Inoltre, una delle ispirazioni che ci ha guidato alla creazione di questo progetto è un verso di Paul Valery, che nel 1921 scriveva “Non hai osservato, camminando nella città, come tra gli edifici che la popolano taluni siano muti e altri parlino, mentre altri ancora, i più rari, cantino?”. Secondo noi il progetto di Le Corbusier “Cité Radieuse” è una di quelle architetture che non hanno mai smesso di cantare.
Parlaci un po’ di questo capolavoro dell’architettura contemporanea.
Il progetto di Le Corbusier Hunité d’Habitation chiamato Cité Radieuse è stato creato a Marsiglia nel 1952, ed è un complesso-città studiato per dare agli abitanti la possibilità di vivere nel massimo dell’armonia e in un sistema di rapporti reciproci ispirato alla massima fluidità. Un’idea che ancora oggi è di strettissima attualità.
Come è nata l’idea di trasformarla in un progetto musicale?
L’idea era quella di restituire l’interazione fra geometrie architettoniche, colori, chiaroscuri e uomini che vivono all’interno della Hunité d’Habitation. La ricerca e la sperimentazione sono stati i cardini di questo progetto, risoltosi in un album che unisce una complessa architettura di sonorità elettroniche e di contaminazioni.
Tu però non sei un musicista professionista…
Fin da bambino avevo il sogno di produrre un mio album, e l’ho sempre visto come un progetto collaborativo, collettivo in cui coinvolgere amici musicisti, grafici, scrittori… Così ho coinvolto Giuseppe Azzarelli, Alessandro Rorato, Massimiliano Donninelli, Yannick Da Re e Cristian Inzerillo. Insieme a loro sono nate le sette tracce che pubblichiamo ora su Vinile.
Parlaci del libro, adesso…
Il libro, come sempre succede ai libri, potrebbe essere definito come la parte di racconto del progetto. Un racconto che però non è predeterminato: le diverse firme che abbiamo convolto nella sua realizzazione hanno creato i loro contributi, esplorando in assoluta libertà i temi del progetto secondo le loro personalità e le loro esperienza umane, artistiche e professionali. Nel libro si trovano architetti e designer, ingegneri e compositori che parlano di luce, di colori, di suoni, di ambienti e di relazioni umane.
Ringraziamo Stefano Meneghetti per questa intervista: continuate a seguirci e e, quando il libro sarà stampato, ve ne parleremo ancora in modo più diffuso. Per saperne di più sul progetto Cité Radieuse, potete visitare anche il sito de L’Archiportale, che ne ha parlato diffusamente in questo post.