Quanto vale il tempo sui social media più utilizzati? Vediamo insieme in quali forme si presenta questa ossessione per i tempi spediti.
Lo dice anche la fisica: la nostra esistenza è definita dal tempo e dallo spazio che occupiamo. Diventa quindi inevitabile che in una realtà come quella dei social media, dove lo spazio che occupiamo è solamente virtuale, l’ossessione principale diventi quella del tempo. Che si allunga sempre di più come tempo di permanenza sulle piattaforme, e si accorcia costantemente in termini di attesa delle risposte.
TEMPI SPEDITI: SEMPRE PIÙ ORE SUI SOCIAL MEDIA
In una bella infografica realizzata da Social Media Today all’inizio dell’anno si mostra quanto tempo la gente passi sui social media durante una giornata: 40 minuti su Youtube, 35 su Facebook, 25 su Snapchat, 15 su Instagram e 1 su Ttwitter. Proporzionato all’esistenza media di una persona, si calcola che si passino circa 5 anni e 4 mesi sui social media, meno di quello che si passa guardando la televisione (7 anni e 8 mesi), ma molto di più del tempo che si passa a mangiare e bere (3anni e 5 mesi). E si tende a fare sempre tutto più in fretta. Un’esigenza che noi di 4Graph abbiamo tradotto nella promozione che fino al 24 aprile offre la consegna Express al costo della consegna Standard.
TEMPI SPEDITI: LA BREVE VITA DI UN POST SUI SOCIAL MEDIA
I tre principali parametri utilizzati per la misurazione dell’efficacia di un post (diffusione, visualizzazioni, interazioni) diventano ancora più ansiogeni per un social media manager se li si mette in relazione al loro tempo medio di vita. Parlando di Facebook, per esempio, sembra ormai assodato che il 75% delle interazioni con un post avviene nelle prime 5 ore, dopo due ore e 30 minuti riceve il 75% delle visualizzazioni e dopo meno di due ore il 75% della copertura. E su altri social media i tempi di sopravvivenza di un post possono essere infinitamente più corti: inevitabile, quindi, che si cerchi di dare più tempo ai post di essere visti, utilizzando da un lato la loro promozione con i mezzi commerciali messi a disposizione dalle varie piattaforme, dall’altra con call to action, immagini e filmati in grado di catturare l’attenzione.
TEMPI SPEDITI: L’OSSESSIONE DEI TEMPI DI RISPOSTA
Sempre più spesso i social media sono utilizzati dalle aziende come uno strumento di customer care, cioè per intrattenere relazioni con i propri clienti che li utilizzano come modo per interagire con loro chiedendo informazioni. Anche in questo caso il tempo di attesa che il cliente è disposto ad aspettare si fanno sempre più corti: secondo una ricerca di Sprout Social, i clienti sono disposti ad aspettare una risposta sui social media entro un massimo di quattro ore, mentre normalmente la risposta arriva mediamente entro dieci ore. Insomma, c’è una vasta area di miglioramento, come si usa dire…
TEMPI SPEDITI: L’ANSIA DELLA DOPPIA SPUNTA BLU DI WHATSAPP
Molto meno businees oriented (ma solo per il momento: si stanno studiando modi per utilizzare anche questa piattaforma come strumento per la comunicazione commerciale digitale) l’osservazione di un fenomeno in crescita: l’ansia della doppia spunta blu di whatsapp, in America chiamata “blue tick”. Diffusissima fra gli adolescenti, questa sindrome porta a farsi delle domande sulla qualità del proprio rapporto con l’interlocutore facendosi influenzare dal tempo trascorso da quando il messaggio è stato letto a quando ha ricevuto una risposta. Ancora una volta, in assenza di un contatto fisico la velocità di reazione a un messaggio viene vista come conferma della potenza del legame con l’interlocutore. Che magari, invece, semplicemente stava facendo dell’altro o aveva lasciato il telefono in un’altra stanza. Per sopravvivere a quest’ansia, il consiglio è quello di…disattivare la doppia spunta blu.
Credits Photo: Denys Prykhodov