Il carattere di Shackleton è prima di tutto quello di un esploratore. Sir Ernest Sheckleton (lo vediamo al centro nella foto della cover* fra il capitano Amundsen e l’ammiraglio Peary) tra il 1907 e il 1909 ha compiuto una spedizione in Antartide (Spedizione Nimrod), in seguito alla quale ha ottenuto prestigiosi riconoscimenti ufficiali, ma la maggiore notorietà gli è arrivata con la seconda spedizione, la Endurance. In questo viaggio davvero avventuroso in Antartide, tra il 1914 e il 1916, nonostante l’affondamento della sua nave Shackleton riuscì a portare in salvo tutto il suo equipaggio.
Nonostante indubbio fascino di queste avventure, che dimostrano come il carattere di Shackleton fosse davvero unico, noi vogliamo confrontarci con un altro aspetto del leggendario esploratore, cioè la sua passione per la tipografia.
A bordo della Nimrod infatti, fra le masserizie e i materiali per la costruzione del campo base, c’era anche un torchio per stampare con tutto un set di caratteri tipografici. Fu così che nacque il primo libro mai scritto, stampato e rilegato direttamente nell’Antartide. Intitolato “Aurora Australis” , il libro raccoglieva le impressioni e le memorie dei marinai della spedizione.
Stamparlo non fu facilissimo:il freddo non permetteva all’inchiostro di rimanere fluido, quindi bisognava scaldare il torchio con una lampada e i caratteri con una candela, mentre l’acqua salata creava dei problemi nella riproduzione delle acqueforti realizzate dal cartografo di bordo. Nonostante tutto, ne uscì un volume di circa 120 pagine i cui esemplari originali, con copertine ricavate dalle casse presenti sulla nave, sono un tesoro per bibliofili venduto all’asta per cifre che arrivano anche a diecimila euro a copia.
La tipografia di Shackleton in Antartide non è l’unico esempio di tipografia mobile improvvisata. In Italia basti ricordare i transatlantici che, fino agli scorsi anni Settanta solcavano gli oceani prima di essere soppiantati dai moderni aerei. Queste vere e proprie città galleggianti erano dotate di un laboratorio tipografico dove si stampavano i giornali di bordo, i menù giornalieri e gli elenchi dei passeggeri.
Tornando al carattere di Shackleton, però, non possiamo certo dimenticare quello più fortemente tipografico: a questo esploratore, infatti, è stata dedicata una famiglia di font. Creati dal designer Brian Brubaker e disponibile su Adobe Typekit, i caratteri Shackleton hanno un piacevole gusto retro e avventuroso che riporta al 19° secolo, l’ultimo dei grandi viaggi alla scoperta dei segreti del nostro pianeta.
*Photo By Nasjonalbiblioteket from Norway – The Three Polar Stars, 1913Uploaded by palnatoke, CC BY 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=26764995