I nostri articoli dedicati alla tipografia in viaggio oggi ci portano fra le vette: la stampa di montagna, infatti ha origini molto antiche.
Già nel XV secolo in Italia, prima che in altre città europee, nasceva una tipografia sugli Appennini della Garfagnana, per la precisione a Fivizzano dove oggi si trova un museo della stampa (aperto su richiesta).
Anche in Alto Adige intorno al XVI secolo l’attività tipografica fu fiorente: i tipografi tedeschi giungevano in Italia passando da quelle montagne, sulle quali potevano anche scavalcare la necessità di ottenere la licenza governativa di esercitare l’attività di stampa, riuscendo così a diffondere, insieme alla loro tecnica, anche dee e pensieri considerati pericolosi dal potere costituito : lo stesso leggere la Bibbia, all’epoca, era considerato un’operazione rivoluzionaria.
Lo stretto rapporto fra stampa e montagna venne rinsaldato durante la prima guerra mondiale, con scopi però più istituzionali. Bellissima, per esempio, la storia dell’ alpino Vittorio Bozzi, un tipografo di Villafranca Veneta che per risollevare il morale dei suoi commilitoni decise di stampare un quartino contenente informazioni sul fronte e sulla vita nei paesi da cui provenivano i soldati.
Ottenuta l’autorizzazione dal comando, il giovane Bozzi (i suoi nipoti gestiscono ancora oggi una tipografia) scese a valle, prese un torchietto, una cassetta di caratteri da stampa, la carta e l’inchiostro con cui, in una grotta fra le nevi dell’Adamello in fianco alla postazione, iniziò nell’inverno del 1917 a stampare “La Mitraglia”. Il bollettino proseguì le pubblicazioni fino alla fine della guerra, quando Bozzi stampò su tutte le quattro facciate la parola VITTORIA. Un po’ per l’entusiasmo, un po’ perché stava finendo l’inchiostro.
La stampa di montagna tornò alle sue origini clandestine durante il periodo della Resistenza partigiana, dalla tipografia Subalpina di Torre Pelice, sotto il cui pavimento erano nascoste pubblicazioni clandestine come “Il Pioniere” “La Baita” “La Forgia” portate segretamente a destinazione ogni notte nascoste in mezzo al fieno. Presso una base partigiana di Pian di Turra, poi, si trovava una platina portatile Boston, che distribuiva volantini con avvisi e notizie ai militari e alla popolazione. Fu in seguito smantellata per nasconderla ai nazisti e, dopo la Liberazione, fu conservata al Museo della Resistenza di Chiusa di Pesio.